Il Colleoni e l'Assedio di Cremona

Testo di Gabriele Omodeo, tutti i diritti riservati

La prima metà del Quattrocento vede il settentrione della penisola Italiana teatro di uno scontro lungo e logorante tra le due importanti potenze di Venezia e Milano.

Il conflitto, cui talvolta si fa riferimento col nome di Guerre di Lombardia, comincia negli anni 20 del Quattrocento e culminerà nel 1454 con la Pace di Lodi.

 

Il terreno largamente pianeggiante della pianura lombardo-veneto-piemontese, attraversato da fiumi e canali, è perfetto per le operazioni militari di terra, offrendo sia campi adatti a manovrare e dare battaglia, sia larghe zone già dotate di fortificazioni e barriere naturali dove accamparsi. In questo contesto, la fanteria acquisisce grandissima importanza. Da entrambe le parti si impiegano fanterie dotate di lance e grandi scudi detti targoni, con funzione di difesa mobile per permettere alle cavallerie pesanti di ri-organizzarsi. I balestrieri, insieme ai tiratori di armi a polvere nera, provvedono a negare zone del campo di battaglia alla formazione avversaria. Impiegata sui vascelli fluviali, la fanteria consente di conquistare e difendere un'importantissima rete di approvvigionamenti. Ad oggi, le migliori fanterie italiane del Quattrocento sono dette quelle Milanesi e Veneziane.

 

Bartolomeo Colleoni ha circa trent'anni al cominciare delle Guerre di Lombardia (la sua data di nascita essendo incerta) ed è già ben avviato alla carriera militare. Sappiamo che nel 1424 ricopre la posizione di caposquadra al servizio del condottiero Jacopo Caldora. Negli anni ‘20 del Quattrocento, si hanno riferimenti circa la sua presenza nei teatri militari dell'Italia meridionali.

 

Quella del comandante militare nella prima metà del Quattrocento è una professione che sta cambiando connotazione. Tutto il secolo precedente ha visto la primavera e l'autunno delle Compagnie di Ventura, bande armate mercenarie capitanate da un personaggio famoso e potente, assoldate da questa o quella città come esercito temporaneo. Nel Quattrocento, lo stato delle cose sta cambiando. Preferendo evitare il potere militare assoluto delle Compagnie, un nuovo tipo di contratto diventa molto popolare: la Condotta. Questo contratto veniva stipulato fra il condottiere e chi lo assumeva al proprio servizio, e fissava la dimensione e la paga delle truppe che sarebbero state al comando del condottiere. Era di durata limitata, ma poteva essere rinnovato ed era ben dettagliato. Ancor meglio, ne sono sopravvissuti numerosi esempi.

 

Questo cambiamento nel modo di fare la guerra si rivede nella mentalità degli attori: i condottieri ora cercano il contratto più vantaggioso, che possa portare loro ricchezze e potere politico, nella forma di concessioni economiche e territoriali. In tal senso, il Colleoni non era differente dai suoi colleghi e, per questo motivo, possiamo mettere nella giusta prospettiva il suo impegno per arrivare, nel 1431, ad avere un contratto con Venezia.

 

Dal 1426, la Serenissima conta sulla figura del Carmagnola, al secolo Francesco Bussone, per molte delle sue campagne militari. Il rapporto fra il condottiere e la Serenissima non sono dei più pacati e, in molte occasioni, si hanno registrazioni dei dissapori che correvano fra le due parti. Uno dei più interessanti, dal nostro punto di vista come ricostruttori, era il ricorrente disaccordo circa la cessazione delle attività belliche in Agosto. Ogni anno, le autorità venete si mostravano preoccupate di lasciare il loro territorio scoperto nel mese più caldo dell'estate e, forse ancora di più, terrorizzate dalla possibilità lasciata all'esercito milanese di ri-organizzarsi in visione dell'autunno. A tutte queste preoccupazioni, il Carmagnola rispondeva che era pratica comune disperdere l'esercito in estate, vista la difficoltà di operare nel caldo torrido. Portava spesso come esempio l'esperienza di Napoli, dove si interrompevano, di fatto, le operazioni militari.

 

Nonostante questi dissapori, il Carmagnola rimase Capitano Generale della Serenissima. Vista la sua abilità, è naturale ritrovare, nel 1431, il Colleoni posto, con una squadra di quaranta cavalieri, sotto il comando del Carmagnola. Il triennio '31-'33 segna la cosiddetta terza campagna delle Guerre di Lombardia, e vede da una parte Milano, con Francesco Sforza, il Piccinino e Luigi Colonna come principali condottieri, dall'altra Venezia col Carmagnola e Niccolò Trevisani. Le terza campagna si combatté in diversi teatri: Genova e Firenze, Soncino e Cremona.

 

Proprio in questa terza campagna, il Colleoni si distingue per il suo coraggio nell'assedio di Cremona, nell'autunno del 1431. Riporta il Belotti l’episodio della scalata alle mura di Cremona, tentata con successo il 18 ottobre del ‘31 dal Colleoni con altri due condottieri (Cavalcabò, figlio di Ugolino e Moccino di Lugo). Il Colleoni e la sua banda riuscirono a prendere la porta di S. Luca, uccidendo perfino il Castellano di Cremona. La porta fu eventualmente persa, secondo il dire comune perché il Carmagnola decise di non inviare rinforzi. 

 

La campagna militare di Cremona fu, infine, una sconfitta per la Serenissima, ma una grande opportunità per il Colleoni stesso. Per Venezia, dapprima il rifiuto di Micheletto Attendolo di portare le sue truppe contro Francesco Sforza, dappoi la perdita della flotta fluviale nel giugno del '31 su Po, ed, infine, la sfiducia di fondo nei confronti del Carmagnola furono, probabilmente, tre dei fattori determinanti nel fallimento della campagna di Cremona. A corto di truppe e senza un sostegno fluviale, il Colleoni non avrebbe potuto prendere la città. Ciononostante, la campagna si rivelò inaspettatamente fruttuosa, portandogli in ricompensa il feudo di Bottanuco (11 aprile 1432) e altri 80 cavalli da comandare.

 

Richiamato dalla Serenissima nel 1432, il Carmagnola viene accusato di tradimento e condannato a morte. Il Colleoni è ancora troppo immaturo per poter aspirare al ruolo di comandante generale, ma l’episodio di Cremona segna una carriera in costante ascesa per il condottiero.

 

Bibliografia

+ Michael Mallet, Signori e Mercenari, il Mulino, ISBN 978-88-15-24745-2

+ Dizionario enciclopedico Treccani, voce su Bartolomeo Colleoni

+ Bortolo Belotti, la vita di Bartolomeo Colleoni. Prima edizione .

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