La viola: da gamba, da braccio
Testo di Gabriele Omodeo, tutti i diritti riservati
Cremona, una città unica
per la sua storia, la sua cultura vibrante, l’aria che si respira ancora al
giorno d’oggi: parlo delle botteghe artigiane di liutai specializzati nella
costruzione di violini, viole, violoncelli e contrabbassi. Ogni volta mi sembra
come magia, le botteghe affacciate sulla strada che producono orgogliosamente
strumenti musicali nel 2020, ciascuno dei quali possiede forme e colori ben
chiari nell’immaginario collettivo.
Tutti, forse, meno uno:
la viola.
Nelle prossime righe,
racconterò qualcosa della storia di uno strumento del quale quasi non è rimasta
traccia al giorno d’oggi, ma che visto ricorda il violino talmente tanto da
esserne additato come l’antenato, a dispetto della sua vera natura. Per farlo,
però, devo prima stabilire alcuni paletti.
Col termine viola da
braccio si indica la famiglia di strumenti musicali di cui il quartetto
descritto prima fa parte, e cioè il violino, la viola, il violoncello e il
contrabbasso come li intendiamo oggi. Ad essi si contrappongono le viole da
gamba, per costruzione differenti e soggetto della mia storia. La
definizione da gamba, da braccio deriva dal modo in cui viene suonato lo
strumento principe della famiglia. Per le viole da braccio, stiamo parlando
della viola, per la viola da gamba dell’omonimo strumento. Di viole da gamba ne
sono sopravvissute molte, conservate in vari musei e ancora suonate e costruite
alcune formazioni di musica rinascimentale.
Ogni volta che viene
costruito uno strumento e che questo diventa popolare, spesso ne nascono
versioni capaci di estenderne la gamma espressiva. Tipicamente, quando questo
accade c’è una regola fisica che viene seguita, e cioè che più basso è lo
spettro di frequenze emesse, più grande sarà lo strumento. Basta pensare al
violino e al contrabbasso: se il primo è più corto del braccio un uomo adulto,
il secondo è generalmente più alto dello stesso uomo. Il medesimo principio
vale per i flauti, per le chitarre e così via.
È qui che la definizione
di viola da braccio comincia a trarre in inganno: la viola si suona imbracciata
sopra la spalla, così come il violino; per contro, il violoncello si suona in
piedi, appoggiato alla gamba, così come il contrabbasso. È importante capire
che questo deriva da una necessità fisica di avere corde più lunghe, e una
cassa di risonanza appropriata, ma non è sufficiente a descrivere il
violoncello come una viola da gamba.
Le differenze esistenti
tra queste due famiglie di strumenti riguardano principalmente il modo di
costruire la cassa armonica, il corpo dello strumento. Di conseguenza, ne hanno
influenzato per secoli il modo di suonare lo strumento stesso, al punto da
giustificare questo modo di categorizzarli.
La cassa armonica è poco più di una scatola forata. Per questo motivo, sono famosi gli strumenti cigar-box, di cui il primo esemplare riportato è americano, del 1876. Nel caso delle viole da braccio, la scatola è smussata sui lati corti, per evitare spigoli duri che possono risultare scomodi per il suonatore. Due ritagli simmetrici a forma di C sono ricavati sui lati lunghi, per permettere all’arco di suonare le corde più alte e più basse dello strumento senza interferire con la scatola. Il fondo e il cielo della cassa sono poi bombati, per aumentarne la capacità di riflettere il suono al suo interno. Le vibrazioni sono trasmesse a tutta la cassa, ma l’aria in movimento può entrare ed uscire dalla cassa esclusivamente attraverso due tagli a forma di f intagliati sul cielo della cassa. Cielo e fondo sporgono dai bordi, per conferire più rigidezza alle fasce che li compongono. Infine, un’anima e una catena rinforzano il cielo della cassa internamente, la prima collegandolo rigidamente al fondo, ed il manico è saldamente ancorato a tutti gli elementi della cassa, conferendo rigidezza alla tastiera posta al di sopra. Questo dettaglio permette di suonare tutte e quattro le corde per buona parte della loro lunghezza tra un rialzo, detto ponticello, posto tra le f e la scatola dove risiedono i pioli per l’accordatura, al termine del manico.
Nelle viole da gamba,
molti di questi elementi non sono presenti. Rispetto alla famiglia da
braccio, che si è molto standardizzata nei secoli, quelle da gamba
sono molto più volatili nelle forme. Nonostante questo, alcuni elementi sono
facilmente riconoscibili: la cassa ha fondo e cielo piani, non bombati, e
questi non sporgono dalle fasce come accade nel violino. La struttura generale
che gestisce le corde è molto simile tra le due famiglie: cordiera e ponticello
sono presenti. Nelle viole da gamba, i pioli possono però essere
verticali. Il numero di corde montate su una viola da gamba è molto
variabile, supera le quattro e spesso ne prevede alcune di bordone sospese a
lato della tastiera. Spesso, a differenza delle tastiere delle viole da
braccio, le viole da gamba sono dotate di tasti (in inglese, fret)
per invitare le dita del musicista a trovare più facilmente dove tastare la
corda per produrre una nota, non diversamente da quello che succede nelle
moderne chitarre. Generalmente, i tasti si limitano alla vera parte terminale
del manico.
Dopo questo lungo
cappello introduttivo, tecnico ma necessario, può finalmente entrare la
protagonista della storia: la viella. Questo strumento è sicuramente
presente nella storia europea per più di 300 anni. Sul nome potremmo discutere,
viste le molte forme differenti, ma alcune caratteristiche rimangono immutate:
fondo e cielo della cassa sono piani, non sono presenti f, ma una
varietà di altre forme consentono al suono di entrare e uscire dalla cassa.
Esternamente, la tastiera è corta, e la cassa armonica piuttosto sproporzionata
(se pensiamo a quella che monta oggi un violino), e sembra che sia sempre
suonata con la mano tastante a ridosso dei pioli per accordare. C’è quindi una
scatola dei pioli al termine del manico, ma i pioli sono quasi sempre
verticali, disposti su una scatola per accordare spesso tondeggiante. Le corde
sono in numero variabile, da 3 a 7. Di queste, una o più sono di bordone a lato
della tastiera.
Grazie al cappello
introduttivo, sappiamo che questa potrebbe essere categorizzata come una viola
da gamba. Sappiamo anche che era quasi sempre suonata da braccio, e questo
ci consente di stimarne le dimensioni e anche l’altezza dello spettro di
frequenze.
L’unico problema? Di
reperti esistenti si fa fatica a trovarne traccia, nonostante le numerosissime
testimonianze pittoriche. Le testimonianze scritte, come i reperti, tendono ad
essere scarse. Questi sono i principali motivi per cui di questo strumento si
parla poco e si conosce poco. Una situazione che sta cambiando, negli ultimi
anni, anche grazie ad artigiani competenti in grado di creare ricostruzioni
affidabili di queste vielle.
Anche per questo motivo,
il termine viella non è un nome definito. La nostra società moderna è
abituata a chiamare una cosa col suo nome, e guai a usarne uno diverso. La
società medievale non così tanto. Io preferisco usare il termine viella,
(pl. vielle), ma potresti trovare altri termini, specie nelle
traduzioni, come, ad esempio, viola nei lavori di Curt Sachs.
Probabilmente, però, avrai già sentito un altro nome popolare per la viella: lira
da braccio.
Ho avuto la fortuna di
suonare una ricostruzione di viella per diversi anni ormai, e la quantità di
informazioni che si possono ottenere da un’esperienza come questa è
incomparabile rispetto a quella che è possibile ottenere studiando sui libri.
In un’ottica di restituire quello che ho ottenuto, sto mantenendo un archivio
digitale di immagini di vielle, che ad oggi conta più di 300 tra iconografie,
miniature, capilettera, dipinti e statue per un periodo di più di tre secoli.
L’archivio è disponibile all’indirizzo https://www.pinterest.it/gabrieleomodeo/vielle/
e per la prima volta al pubblico. Ogni immagine può essere commentata, e invito
chiunque fosse interessato a contribuire a scrivermi all’indirizzo 1496@gabrieleomodeo.it.
Bibliografia
Curt Sachs - Storia degli Strumenti Musicali
Figura 3 -Ritratto di un giovane uomo con una Lira da
Braccio, attribuito a Lorenzo di Credi, ca. 1510. La scatola dei pioli si
affusola e mostra dei pioli inseriti verticalmente. Il numero suggerisce uno
strumento a 7 corde, cinque si tastano al di sopra della tastiera, due sono di bordone e si
notano chiaramente sopra la mano del suonatore. Questa caratteristica è
totalmente persa nella famiglia dei violini ed è particolare di questo
strumento. Si apprezza molto anche la forma dell’arco, sulla quale non ci
soffermiamo. Parimenti, è possibile intravedere il ponticello sotto il gomito
del suonatore. Poco sotto il ponticello, il cui compito è quello di tendere le
corde sopra la cassa armonica, si apprezza la cordiera, cioè quel punto dove le
code dovrebbero inserirsi per essere tese. Qui, una delle corde si è rotta ed è
appoggiata al davanzale.
Figura 4 - Affreschi della Basilica di San Nicola da Tolentino, Cappellone di San Nicola, Maestro di Tolentino, ca 1315 - 1325. L’angelo suona una viella, molto più antica delle due viste fino a qui. Alcune indicazioni di modernità, come la cassa con cielo e fondo sporgente dalle fasce, non sono evidentemente presenti. La tastiera, molto corta, è uno degli indizi che fa concludere come questo strumento si suonasse senza muovere la mano lungo la tastiera, a differenza di quello che accade nel moderno violino. Difficile da leggere il numero di corde, ma l’arco è ancora una volta incrinato nero.
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