Giovinezza Colleoni

 Testo di Alberto Carminati, tutti i diritti riservati

Tutti noi conosciamo le vicende avventurose del più illustre abitante di Solza, quel Bartolomeo Colleoni che qui nacque e che dall’omonimo castello spiccò il volo che lo portò a divenire una figura iconica del XV secolo italiano, oltre che un simbolo per la gente bergamasca. Tuttavia la sua infanzia e gli anni passati nei territori solzesi non furono dei più felici.

Il racconto dei suoi primi anni fino all’adolescenza ĆØ piuttosto confuso. Ci si scontra sempre tra le narrazioni più legate alla tradizione (quelle originate dalla biografia che lo stesso Bartolomeo dettò al Cornazzano) e le prove documentali più oggettive. Quella che vi raccontiamo in queste righe ĆØ la versione più tragica e romantica, quella legata alla tradizione ā€œpietosaā€; una storia quindi poco verosimile ma di certo toccante e finalizzata forse ad impreziosire ulteriormente le fortune conquistate da Bartolomeo nel corso della sua vita.

Di certo c’è che alla tragica morte del padre Paolo, ucciso dai cugini intenzionati a prendere il potere sul castello di Trezzo da lui conquistato con un geniale colpo di mano, per la famiglia di Bartolomeo le cose precipitarono. La madre, Ricadonna dei Valvassori, fu imprigionata dagli stessi assassini nel pieno del lutto per la perdita del marito. Il motivo di tale prigonia ĆØ forse da attribuirsi al carattere forte della donna, più incline a reagire piuttosto che sottomettersi al volere imposto da altri. Incarcerata e lasciata per un anno ai ceppi, la donna perse i contatti con il giovane Bartolomeo, che all’epoca dei fatti non era nemmeno quindicenne. Il giovane fu risparmiato dai cugini del padre, i quali ritenevano forse indegno l’uccidere o l’imprigionare un ragazzo cosƬ giovane. Trascorso un anno di prigionia, Ricadonna fu liberata e potĆ© quindi ricongiungersi al figlio.

Tuttavia pare che un altro figlio di Paolo fosse caduto vittima di questo intrigo. Antonio, fratello maggiore di Bartolomeo, pare fosse sfuggito al bagno di sangue rifugiandosi presso il signore di Crema, Giorgio Benzoni, ricoprendo umili incarichi sotto il suo comando. Alla liberazione della madre, Antonio avrebbe deciso di lasciare Crema per poterle fare visita ma i cugini paterni, temendo che stesse preparando una ritorsione per vendicare il padre e le sventure imposte al resto della sua famiglia (a ben ragione, avendo lui un carattere focoso ed impulsivo non dissimile da quello del fratello Bartolomeo), lo uccisero prima che potesse attuare i  suoi presunti piani.

Le disgrazie non si fermarono però qui. Avendo il Benzoni anticipato la condotta (ossia lo stipendio per i servizi militari) ad Antonio, ricevuta la notizia della sua morte, ne pretese la restituzione avanzando la richiesta di pagamento a Ricadonna. La donna, in disgrazia e vedova senza appoggio finanziario, si sarebbe trovata nell’impossibilitĆ  di pagare tale debito. Fu cosƬ che il Benzoni rapƬ e pose in prigionia il giovane Bartolomeo, tenendolo in ostaggio fino al saldo di quanto preteso dalla madre. Ricadonna, giĆ  angosciata dal lutto per la perdita del marito e del figlio primogenito, decide quindi di vendere parte della sua dote per poter cosƬ liberare e riabbracciare Bartolomeo; il quale, di lƬ a poco, avrebbe iniziato il suo avventuroso viaggio di vita.

Come anticipato, questa versione ĆØ più legata alla tradizione che Bartolomeo Colleoni stesso ha voluto divulgare. C’è motivo di credere che le cose non siano andate in maniera cosƬ crudele e ci sono documentazioni a riprova di questa posizione. Tuttavia ogni tanto ĆØ anche bello indugiare in una visione più romantica e che certamente si adatta alla narrazione delle vicende che hanno caratterizzato la vita del condottiere di Solza.

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