Sfida Colleoni-Sforza

testo di Giorgio Carminati, tutti i diritti riservati

Un evento poco noto avvenuto nella primavera del 1471, quando il Condottiero venne sfidato dal duca di Milano Galeazzo Sforza, successore del padre Francesco alla guida del Ducato. Nel corso della faccenda, il Condottiero diede  di nuovo prova di quale pasta fosse fatto, testardo e tenace come pochi altri.

E’ da quando è salito al potere che Galeazzo ha in profondo odio il Colleoni, il quale contraccambia  il sentimento, ma non si era mai arrivati ad una sfida così diretta e personale. Da quasi vent’anni ormai in Italia si vive un momento di pace quasi assoluta e mentre i Signori e gli uomini di potere traggono vantaggi nel mantenerla, gli uomini d’arme scalpitano per un po’ di attività guerresca; le conseguenze di uno scontro tra il duca di Milano e il Capitano Generale di Venezia sicuramente avrebbero rotto questo periodo di delicato equilibrio e quindi bisognava fare tutto il possibile per fermare la sfida.

La sfida è molto semplice: 800 o 1000 uomini d’arme a cavallo per parte si scontrano in campo aperto. Se dovesse vincere lo Sforza, il Colleoni dovrà pagargli centomila ducati e alla morte venir sepolto in duomo a Milano. Se al contrario dovesse vincere il Colleoni, riceverà dal duca la città di Imola che a dire il vero non gli appartiene ancora!

Il Colleoni intanto iniziò subito i preparativi mandando a comprar cavalli anche in Sicilia e richiamando capitani e uomini d’arme a Malpaga, sua dimora e alloggio dei suoi soldati più fedeli. Tali preparativi non fecero altro che richiamare l’attenzione sulla questione: da settembre a febbraio dell’anno successivo ebbero luogo una serie di incontri e ambascerie che coinvolgono il senato veneto, il papa e infine il re di Napoli, tutti intenzionati ad evitare lo scontro.

Il Papa in particolare dovette ricordare al duca Galeazzo, che allora aveva 27 anni, che se avesse sconfitto un condottiero ormai settantaseienne non ne avrebbe ottenuto grande giovamento mentre avrebbe perso moltissimo in immagine se da quello fosse stato sconfitto. Aveva quindi più da perderci che da guadagnarci dalla situazione che aveva creato. Non successe tuttavia nulla neanche quando, continuando entrambi i preparativi, il papa minacciò la scomunica a entrambi i contendenti.

Si era ormai al marzo del 1472. Galeazzo si era quasi convinto a lasciar perdere mentre il Colleoni continuava imperterrito, pensando anche ad un nuovo stendardo da sfoggiare per l’occasione. Non dimostra timore non solo per riguardo alla sua ormai avanzata età ma soprattutto per il ruolo che il Duca riveste nello scacchiere politico italiano ed Europeo. Da buon soldato intende portare fino in fondo la sfida, qualunque fosse il prezzo da pagare!

Arrivò finalmente l’intervento sulla faccenda del Re di Napoli e successivamente del suo oratore presso alcuni fiorentini vicini ad Duca che riescono così a convincere Galeazzo a lasciar perdere la faccenda e a sua volta risponde che entrambi “per compiacenza della volontà del Re” decidono di mettere tutto a tacere. Insomma, nonostante non si sia giunti alle armi, possiamo accreditare la vittoria “a tavolino” del Condottiero bergamasco.

 
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