Batteglie fluviali nel XV secolo

Testo di Claudio Barbaglio, ogni diritto riservato

Da sempre i fiumi, percorsi d’acqua che fin dalla notte dei tempi percorrono campagne e città, per poi sfociare i laghi o mari, hanno influenzato artisti nella composizione delle loro opere, hanno sfamato intere generazioni grazie al generoso patrimonio ittico e hanno funto da via mercantili, spesso più rapide e sicure delle strade di terra.

E della Lombardia, che ancora oggi può vantare una rete fluviale di tutto rispetto, per le estensioni e la ricchezza naturalistica, pochi sanno che le acque che bagnano gli argini del fiume Po, Adda e Ticino furono, in tempi ormai passati, teatro di cruente battaglie tra due acerrime nemiche: il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, il biscione visconteo contro il leone di San Marco.

Infatti gli anni tra il 1423 e il 1454, l’anno in cui fu firmata la “Pace di Lodi” (in riferimento alla città in cui fu sottoscritto), sono a oggi ricordati come uno tra i più lunghi e difficili periodi del medioevo in cui le due potenze, impegnate in una interminabile guerra, mettevano in campo il meglio dei loro armamenti tra terra e fiumi.

E mentre l’abilità militare navale veneziana, frutto di una navigata esperienza secolare, pareva assicurare, in un primo momento, una rapida vittoria, la città viscontea rispose affidando le proprie armate ai migliori condottieri dell’epoca, e avvalendosi delle preziose conoscenze tecniche, di navigazioni fluviali, di ingegneri navali, militari, pavesi, a loro volta formatisi da una lunghissima tradizione di navigazione fluviale, di natura commerciale e militare.

E così, tra le correnti imprevedibili, le restrizioni degli argini artificiali e naturali, ponti e porticcioli affacciati sulle sponde dei fiumi, intere schiere di combattenti si davano battaglia senza esclusione di colpi, navigando a bordo di navi perfettamente progettate per rispondere alle necessità della navigazione fluviale: Galeoni, Galeoncelli, Redeguadi, Bunchielli erano solo alcune tra le principali imbarcazioni.

Navi solide, destinate ad imbarcare un numero preciso di barcaioli, balestrieri e ufficiali di bordo, strutturate con due prue, ovvero due teste di navigazione, affinché, in caso di necessità, e in assenza di spazi necessari alla manovra, i timonieri potevano invertire rapidamente la rotta, diminuendo tempi di ritirata e danni.

Protette sui fianchi da dei pavesaj, ovvero scudi quadrangolari, la velocità era determinata dalla forza della spinta di lunghi remi che, dai lati, spuntavano fino a toccare i fondali; per chi svolgeva questa dura attività, molto poco remunerata e con tutti i rischi della guerra, rappresentava spesso un’alternativa valida alla fame.

Molti i grandi i nomi che parteciparono a queste epiche battaglie sono ricordati nelle pochi fonti a noi giunte: Facino Cane, Niccolò Piccinio, Francesco da Bussone, meglio conosciuto come il Conte di Carmagnola, Francesco Sforza e il pavese Pasino degli Eutaschi, la cui biografia, se pur poco nota, sarebbe a oggi degna di essere rappresentata in una rappresentazione cinematografica.

Nato a Pavia, nella metà del XIV secolo, entrò giovanissimo in stretto contatto con le tecniche di navigazione fluviale tanto da diventarne uno tra i maggiori esperti della sua epoca. Commerciante per vocazione, politico per natura, entrò presto tra le file degli ufficiali milanesi arruolato grazie alle sue conoscenze dei fiumi e delle più moderne (per l’epoca) tecniche di navigazione. Comandante e uomo di fiducia dei suoi uomini, non risparmiò nessun affondo agli avversari, rispondendo con efficacia alle esperte manovre degli ufficiali veneziani; ma la guerra si concluse senza che nessuna delle due parti  riuscisse ad assestare il colpo di grazia finale.

Come accennato all’inizio, le contese si conclusero nel 1454, a Lodi. A quel tempo Milano stava attraversando una nuova fase politica, volta a cambiare nuovamente rotta: l’ultimo dei Visconti, Filippo Maria, era venuto a mancare, e uno Sforza, Francesco, si stava affacciando, prepotentemente, nella realtà politica italiana.

Venezia a sua volta, ricca di sterminati possedimenti esteri, fu costretta a rivolgere uno sguardo verso i confini a oriente dove, a causa di rivolte intestine, l’instabile situazione politica e territoriale chiamava, a gran voce la sua presenza.
 

Bibliografia
Carlo Alberto Brignoli  - Guerre Fluviali. Le lotte fra Venezia e Milano nel XV secolo - Ed. Mursia
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