UNA NUOVA CELATINA IN COMPAGNIA

Testo di Gabriele Omodeo Vanone, tutti i diritti riservati

Acquistare nuova attrezzatura è parte fondamentale della crescita di una compagnia di ricostruzione storica. Per una compagnia come la nostra, questo si traduce in un processo di ricerca, che sfocia nel commissionare un nuovo pezzo ad un artigiano, che lo costruirà secondo le specifiche del committente aggiungendo il suo personale bagaglio di competenze tecniche.

In questo articolo vi racconto come siamo arrivati a commissionare una nuova celatina per l’armeria di compagnia.


La celatina è un elmo dalla forma squisitamente italiana (esportata o riadattata in varie parti d’Europa) e caratteristica delle fanterie condotte dell’Italia signorile del XV secolo. Dalle rappresentazioni pittoriche di fanterie si evince quanto la celatina fosse scelta popolare. Dovendo attrezzare un nuovo fante, abbiamo deciso per questa tipologia di elmo sopra alle alternative.


L’evoluzione degli elmi medievali europei, come descritta da Kelvin Kelly e Bashford Dean in What Technology Wants. La protocelata si colloca appena sopra la linea che delimita il 1300, dove i Bacinetti (Basinet) si staccano. La celatina propriamente detta si colloca invece all’origine di tutti gli elmi caratteristici del 1400: i capelli di ferro (chapel-de-fer), le celate (salade) e le barbute.


Non solo la celatina è tremendamente caratteristica dell’Italia medievale, ma è pure considerata il prototipo di molti altri elmi che colorano la scena militare del Quattrocento. Un problema col grafico proposto da Kelly nell’immagine sopra è che mostra solo gli archetipi, perdendo le transizioni. Ci sono infatti sfumature, dettagli che non si trovano nella maggior parte degli elmi descritti, dipinti o sopravvissuti, ma che certamente sono esistite e avrebbero dato diversità alla realtà militare quotidiana.


Dopo non pochi passaggi, il candidato originale è stato selezionato in una celatina d'arciere conservata presso l’Art Institute di Chicago. Il pezzo è datato 1460, e realizzato in Spagna. Tuttavia, per dettagli costruttivi potrebbe passare per squisitamente italiano, fatto meno il ritaglio all’altezza delle orecchie, che caratterizza il pezzo e che, probabilmente, era coperto da rondelle applicate alla farsa interna dell’elmo e il paranaso - la parte più interessante per noi.


Pezzi simili in disegno si trovano anche in Italia, come attesta questo reperto conservato presso il The Walters Art Museum. L’uso di rondelle paraorecchie in Italia è piuttosto scarso e non di nostro interesse, pertanto abbiamo deciso di chiedere una modifica rispetto all’originale. A giustificare la richiesta il fatto che i tagli per le orecchie sono comunque una lavorazione successiva all’alzata del pezzo dalla lastra metallica e, probabilmente, una soluzione tecnologica a un problema pratico sul campo di battaglia. Inoltre, la Pala di San Vincenzo, ad opera di Bernat Martorell conservata a Barcellona mostra un elmo identico e senza tagli o rondelle sulle orecchie.


Risolto il problema orecchie, ci siamo concentrati sul paranaso. Paranasi simili sono estremamente popolari nel 1300, specie negli elmi che derivano dalla protocelatina descritta nel grafico di Kelly. Le pagine di una Bibbia Padovana di inizio XV secolo conservata presso la British Library mostrano numerosi esempi di questo, e sono solo uno tra tanti.



Una pagina della Bibbia Padovana mostra due esempi di elmi con paranaso che potrebbero essere celatine o protocelate: una è indossata dal fante in azzurro caduto al centro della scena, e l’altra dal fante in rosso con scudo in centro. Da notare anche gli altri esempi di paranaso nei cappelli di ferro (dove peraltro il paranaso resta una scelta popolare).


In un’altra pagina della stessa Bibbia, si vede un fante barbuto con una protocelata ben rappresentata.

Questi sono i dettagli di cui parlavo prima: non hanno uno scopo pratico definito e sono più una scelta stilistica che sembra scomparire nella popolazione mainstream di celate e celatine.


Nella Sala di Balia del Palazzo Pubblico di Siena troviamo altri esempi di protocelate con nasale di questo tipo, e una in particolare che mostra il dettaglio di come la farsa (imbottitura interna) viene fissata al bordo inferiore della lama dell’elmo.

Ma esempi simili si trovano anche più avanti nel secolo. Ad esempio in una pagina di una ristampa della Legendae sanctorum di Jacques de Voragine pubblicata nel 1486.


Trovando giustificabili questi esempi, e avendo anche qualche reperto sopravvissuto alle terribili peripezie del tempo, il paranaso viene approvato.


L’ultimo dettaglio sul quale ci siamo soffermati è come installare farsa. Tipicamente, le celatine usano rivetti per fissare una striscia di cuoio alla quale viene cucita una imbottitura in tessuto che agisce anche come molla per attutire i colpi e non trasmetterli al cranio. Tuttavia, il nostro reperto d’origine non mostra alcuna traccia di rivetti sopravvissuti. Questo potrebbe essere attribuibile a diverse cause, ma senza accesso al pezzo non ci è stato possibile giungere ad una conclusione. Ipotizziamo potrebbero essere stati tutti persi oppure non essere mai stati presenti del tutto. Non è incomune negli elmi di fine Trecento, inizio Quattrocento fissare la striscia di cuoio con legature in corda invece che con rivetti. Questa è la strada che abbiamo scelto.


Con questo lavoro, una celatina è nata. Una riproduzione semi-fedele nelle forme (riadattate alla testa che dovrà portare il pezzo, cioè la mia) e documentata nei dettagli costruttivi. Ecco alcuni scatti del pezzo finito - direttamente dall’officina. Potete vederlo dal vivo negli allestimenti dopo le visite guidate al Castello di Solza. Per maggiori informazioni sulle visite scrivete una mail a compacarro@gmail.com.


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